Report. Cosa manca al racconto sulla ‘ndrangheta

Articolo pubblicato da Iacchitè il 30 Novembre 2021

La puntata andata in onda lunedì 22 novembre di Report aveva l’ambizione di ricostruire come la ‘ndrangheta sia diventata la più potente organizzazione mafiosa al mondo. Il racconto si è avviluppato intorno al territorio di Reggio Calabria. E dove altrimenti? I luoghi della ‘ndrangheta vecchia e aristocratica. Ma proprio per questo motivo il racconto è parziale sia nei fatti che nello sviluppo storico. Da questo punto di vista si è infatti registrata, nel 2010, l’elezione di Scopelliti. E dopo? Un racconto che ruota intorno a Reggio Calabria non può andare oltre e il motivo è che negli anni successivi c’è stato un progressivo spostamento di asse. C’è stato un passaggio da un periodo “reggino”, ad uno “cosentino” che ancora deve essere indagato e raccontato. O almeno questa è una lettura che ora con ordine si cercherà di dimostrare.

Si è detto di Report, parziale nei fatti. Bisogna dare atto a Report che finalmente si è parlato a livello nazionale della raffinata messa in scena per il finto attentato a Scopelliti che gli ha spianato la strada verso la vittoria elettorale alla Regione. Questa storia però per gli addetti al settore era più che nota da tempo e poi, sia chiaro, la collaborazione dei servizi segreti, parti di criminalità e magistratura non è un’esclusiva calabrese e non riguarda solo quell’attentato. Ogni qual volta c’è un equilibrio da assestare, uno scambio da fare, ad esempio in seguito ad una strage o un fatto troppo grosso per cui l’opinione pubblica deve essere “calmata”, un pezzo grosso viene venduto dai più giovani pretendenti al trono, i servizi fanno la soffiata e scatta l’operazione.

Vale tanto per la lotta all’ISIS, che per la cattura di Riina che in Calabria. In Calabria per servizi dialoganti si legga Mancini. Come si diceva, infatti, questo dialogo era cosa nota: bastava leggere le carte del processo Gotha e in una delle sue dichiarazioni l’avvocato Marra fa nomi e soprattutto cognomi che di là a poco avrebbero fatto tremare molti calabresi. Questo uno stralcio riportato nel libro “Teorema Cosenza” che ha raccontato che il maresciallo Fichera, quando lavorava al Ros, gli avrebbe chiesto di presentargli don Pino Strangio, per oltre vent’anni, rettore del santuario di Polsi, in Aspromonte nel territorio del Comune di San Luca. Il maresciallo avrebbe chiesto a don Pino Strangio “se è in condizione di far fare ai Carabinieri del Ros delle operazioni, l’arresto di qualche latitante, affermando che questa cosa l’aveva concordata con i dottori Cisterna e Gratteri, cosa alla quale – ha sottolineato più volte Marra – io non ho mai creduto”. La deposizione va avanti: “Ricordo che difendevo don Pino Strangio in un processo e andammo al Cedir. C’era un libro su Polsi e lui lo volle portare al procuratore Mollace. Con noi c’era Fichera e quando salimmo lui si fermò con Gratteri e noi andammo da Mollace. Fichera disse che Gratteri era a conoscenza di questa situazione, ma io non ci ho mai creduto, Fichera voleva solo riaccreditarsi con il Ros….”.

Che sia un accordo esplicito o ingigantito ormai è appurato come Iacchite’ scriveva da tempo che i rapporti tra Mancini e Gratteri nascono proprio in questi frangenti e per queste “necessità”. E questo era importante raccontarlo tanto più che sono queste amicizie che si fanno valere nei recenti incontri all’autogrill.

Inoltre, parziale storicamente. Si rifletta su questo dato storico: dal 2010 in poi tutti i presidenti della Regione sono stati espressione della provincia di Cosenza. Ma non solo loro: molti parlamentari. In concomitanza le notizie più interessanti e legate al resto d’Italia hanno riguardato ancora questa provincia, uno su tutti il caso dei magistrati indagati. Al contrario nessuna delle grandi inchieste ha toccato questo territorio… qui si mormorano solo, sono sempre pronte, ma poi reinviate e questo almeno dal 2016. Si può interpretare in maniera unitaria questo? Forse si.

Tramite un software di analisi delle parole si sono messi in relazione, tutte le parole, i nomi e i luoghi apparsi negli articoli e riguardanti la Calabria negli ultimi tre anni. Questo quello che emerge:

Al centro ci sono le parole più ricorrenti e collegate e via via all’esterno le altre meno ricorrenti. Cosenza e le Asp (soprattutto negli ultimi periodi), hanno un ruolo preponderante, subito intorno magistrati e politici di Cosenza. Gentile, Luberto, Adamo e via di questo passo. Ne emerge una prima vista plastica dei collegamenti e degli affari, molti riguardanti le cliniche su cui si gioca la gestione del potere.

Ecco quindi che il passaggio dei due periodi risulta più chiaro e si spiega anche come è stato possibile.

Mentre, infatti, nella piana e a Reggio compattavano i loro legami istituzionali nei livelli occulti, nella provincia di Cosenza si arrivava allo stesso livello in maniera meno rigida. Il locale di Cosenza non è mai stato riconosciuto, ma questo ha permesso probabilmente una maggiore libertà di movimento e poi una maggiore ombra al momento delle indagini. Più precisamente: a Reggio si sono gettate le basi della scalata nella destra fascista e poi Piromalli nel progetto di Berlusconi e tutto questo ha avuto il suo culmine con l’elezione di Scopelliti. Quando quel mondo con i suoi poteri e le sue garanzie è venuto meno, si sono potuti far cadere diversi “principi” uno su tutti Pittelli che nel 2007 era intoccabile quando lo indagò De Magistris, mentre 15 anni dopo Gratteri può prenderlo. Una rete tanto salda e articolata come quella di Reggio comporta che se viene giù uno, vengono giù tutti e più o meno va in questo modo.

A Cosenza invece -più anarchica- si sono potuti intessere vari rapporti in maniera traversale ed individuale, ognuno ha la sua parrocchia, ognuno il suo padrino e tutti si ricattano a vicenda. Quando Reggio cade, hanno il momento di massimo splendore proprio quei signori che si erano allenati negli anni precedenti a Cosenza. Manna ad esempio, giovane professionista in carriera, che aveva aiutato a disinnescare il Garden è ormai divenuto sindaco di Rende e secondo il giudice Petrini parte di una loggia segreta, dicasi una carriera simile per Spagnuolo. attuale procuratore capo di Cosenza.

Stessa cosa per il lato politico: non più politici creati di apparati partitici come fa Romeo con Scopelliti, ma imprenditori o comunque persone audaci e rapaci che si prendono loro partiti ridotti ad inutilità (si veda gli ultimi fatti riguardanti Nicola Adamo). A fare da traghettatore da un’epoca ad un’altra la figura e la dinastia dei Gentile che è asse di collegamento tra una zona e l’altra e campeggia quasi al centro del grafico come testimoniano i molteplici ruoli ed esperienze. Ovviamente il passaggio corrisponde ad un cambio di paradigma economico: nel “periodo cosentino” la ‘ndrangheta smette di essere istituzionale e cioè legata molto a questioni nazionali, appalti o investimenti, ma la parte istituzionale è una delle parti, il mondo è cambiato; ci sono i finanziamenti europei, ci sono i milioni da riciclare all’estero fatte con attività o cliniche private.

Tutta questa storia attende ancora di essere indagata e raccontata proprio perché, se la lettura è vera, ancora non si può. Si potrà, come spesso accade nella storia quando l’asse del potere si sarà spostato altrove.