La nascita del sistema di corruzione e i suoi protetti

Che il territorio della provincia di Cosenza sia attualmente uno dei più inquinati dai crimini dei colletti bianchi è ormai un fatto giornalistico appurato. Bisogna specificare fatto giornalistico perché occorre ancora un lavoro sia giudiziario che storico in tal senso. I dati su Cosenza permettono di definire questo territorio con una definizione scientifica “State Capture”. Letteralmente Stato catturato. Da chi? Da un’élite economica che protegge i suoi capitali grazie ad una fitta rete di conflitti di interesse (politici-imprenditori, media-politici, avvocati-imprenditori, professionisti-politici) e di tale rete si avvantaggia per avere privilegi giudiziari, politici e affaristici. La definizione di State Capture è stata sviluppata in relazione ai paesi in via di sviluppo (si pensi ai paesi dell’Est Europa e le oligarchie filorusse degli anni ’90) e non è per forza legata ad episodi criminali però è molto probabile che tale “cattura” poi sfoci in corruzione, riciclaggio e abusi vari.

Esiste però un momento storico preciso nel quale un territorio governato da bande criminali armate è divenuto brodo di coltura perfetto per tessere una rete che ad oggi ha visto cucite insieme carriere arrivate sino ai nodi apicali del potere politico e giudiziario: magistrati, sottosegretari e ministri hanno avuto carriere importante dopo i passaggi cosentini.

Il lavoro di ricostruzione “storico” lo fa come primo tentativo il volume SODOMIA uscito nell’aprile di quest’anno (2023): è un’intervista esclusiva ed unica al collaboratore di giustizia Franco Garofalo. Braccio destro del boss Franco Perna. Ripercorre – davanti ai carabinieri – gli ultimi trent’anni di storia cosentina e italiana attraverso le mani che ha stretto, gli occhi incrociati e gli incontri avuti. Senza risparmiare nome e cognome dei vari politici, faccendieri e magistrati.

Scorrendo le pagine si incappa nel capitolo Il sangue nel quale si affronta la questione degli avvocati di riferimento dei clan: “Qualche settimana prima, Perna aveva finito un procedimento per un furto da 500 milioni. Assolto. Questo conferma nella loro mente l’idea che sia troppo dispendioso pagare volta per volta e inoltre c’è il rischio che aumentino le pretese. In quel momento si decide di metterli “a stipendio”, in maniera fissa e regolare. Ma è evidente che la decisione non viene presa a causa di quel singolo episodio. Un cambiamento sotto la spinta della necessità, ma che qualitativamente segna uno spartiacque fondamentale. Con uno stipendio e una paga fissa e dei professionisti di riferimento, non si parla più di singoli episodi di avvicinamento o di corruzione. Si può iniziare a parlare di un vero e proprio sistema organizzato e ramificato, nel quale entrano ndranghetisti e colletti bianchi. È il sistema.”

E ancora più in avanti nel libro ecco i nomi: “C’erano gli avvocati stipendiati da noi, uno come Marcello Manna, Pugliese, Sorrentino ad esempio, che dirigono tutto, montano la strategia dicendo di fare dissociazione. Poi c’erano Sammarco, D’Ippolito tutti stipendiati”.  L’importante è non prendere l’ergastolo perché a conti fatti alla fine ti fai diciannove anni.  Il falso dissociato deve accusare ma come dico io, in maniera morbida.” Sammarco e Manna si davano da fare in procura. D’Ippolito, legato ad un sistema di massonerie, poteva arrivare in vari uffici. In provincia di Cosenza, la ‘ndrangheta riesce dove le altre organizzazioni non sono mai riuscite: la dissociazione. Un caso unico in Italia.”

Questi sono due dati che andrebbero storicizzati e assunti come materia di studio: il momento di un sistema di pagamento fisso e ramificato e il caso unico di dissociazione. La dissociazione e il mercanteggiare dei pentiti durante soprattutto il processo Garden ha permesso di creare il sistema di coperture e di carriere. Ha permesso, cioè, il crearsi una serie di favore e ricatti opposti che hanno retto intere carriere. Non è un caso che da quegli anni abbiano preso il volo carriere professionali poi approdate a volte alla politica a volte alla magistratura che hanno retto fino ad oggi snodi fondamentali di storia non solo locale.

Nessun potentato economico da quello del calcestruzzo, a quello dei media che ha avuto successo nel territorio e nel resto d’Italia non ha avuto legami al pari con i gruppi criminali e con figure giudiziarie. In particolare, il libro documenta le relazioni (a volte inopportune, a volte illecite) del procuratore capo Spagnuolo, del pm Luberto e di altri minori con vari imprenditori e faccendieri. Chi non stava nei patti veniva eliminato (tale la sorta di Chiappetta trattata nel libro) gli altri hanno avuto folgorante carriera e interessi e amicizie interrelate: da Citrigno a Barbieri fino alla famiglia degli Occhiuto che Garofalo nel libro tratteggia in una fugace nota li ricorda bene: «Roberto soprattutto, quando veniva da noi per le sue televisioni per discutere, avere certezze, spalle coperte». Altro tritolo istituzionale è stato riservato a chi ha alzato troppo il tiro: De Magistris, Lupacchini (che firma la prefazione) Facciolla.

Tale insieme di relazioni incrociati non ha solo aiutato carriere, garantito impunità e permesso arroganza istituzionale, ma ha anche permesso che una serie di crimini e corpi venissero seppelliti senza giustizia a monito di tutti gli altri. Da Losardo a Bergamini ancora una volta i legami sono inquietanti e simili, ma questa è un’altra storia … 

SODOMIA – https://www.youcanprint.it/sodomia-vita-di-un-boss-e-di-un-operaio-nella-citta-del-potere/b/a49db053-5656-58d3-a5c7-5c4651334187