De Magistris grazie. Per UP qualche giorno in Calabria

Caro De Magistris ti devo proprio ringraziare. Non mi è mai piaciuto parlare ai leader, ma stavolta tocca farlo. Non avrei recuperato questi giorni in più in Calabria se alle elezioni non ci fosse stata Unione Popolare.

La spinta

“Almeno grazie a sto De Magistris ti vediamo un po’ in più” è la frase che mi ha accolto e mi ha fatto riflettere. Una frase detta da chi è disilluso e indifferente alla politica, evidentemente. La solita storia – questa sì sempre uguale – del tutti sono uguali e non cambia mai niente. E però vedendo me e qualcun altro trovare il modo per esserci, magari addirittura non solo per il voto, ma girare per i territori e intrattenersi per la campagna elettorale si sarà detto “beh almeno questa cosa buona l’ha già fatta, prima ancora del voto”.

Scendere, partire, imbarcarsi, comprare il biglietto. Non basta la nostalgia, non basta l’affetto, non bastano gli occhi curiosi delle videochiamate con i propri cari a spingerti a superare costi, distanze, tempi eterni e recuperare qualche giorno al Sud. Non basta nemmeno il mare. Non basta nemmeno a me che sto a poco meno di 250 km e con l’opportunità di tornare più spesso di altri. Ci vuole una spinta in più … la famosa “occasione” che sia percepita anche come necessaria possibilmente. Una spinta morale.

Simili e diversi

E dispiace dirlo, ma ultimamente le elezioni questa spinta morale non la davano. Non erano un’occasione e tantomeno sembrava necessario. Unione Popolare lo sembra. Sembra un’occasione prima che il tessuto creato si sfilacci di nuovo. Sembra necessario che ci sia un’opposizione radicale. Necessaria come lo è qualsiasi cosa Altra al presente. Non una fuga, non una facile scappatoia, ma una difficile barricata da segnare: Noi siamo di qua, voi state di là. E no, non siamo tutti uguali: noi non siamo come voi né vogliamo esserlo. Le nostre strade non sono lastricate nè facili e noi siamo stanchi “ma ai nostri posti ci ritroverai, morti e vivi collo stesso impegno” (P. Calamandrei). Senza doppiopetto, senza padrini e anelli, senza coperture e amicizie: “quello che non abbiamo è quello che non ci manca”.

Lo sembra perché a me “questi di UP e questi di De Magistris” mi pare di conoscerli bene. Alcuni li conosco veramente, amministratori con cui ho condiviso battaglie, ragazzi con cui ho diviso birre ai concerti e bandiere alle manifestazioni. Di tutti gli altri ne conosco il loro mondo che è il mio: studenti a 800 euro, insegnanti precari, lavoratori in cassa integrazione, disoccupati, migranti. Ne ri-conosco quel particolare suono, un richiamo. Quel modo particolare cha hanno, la rabbia e la voglia, di far risuonare viscere e gola. So da dove vengono e quindi so dove vanno.

Non è la prima volta

A dir la verità a me, Calabrese, questa è la seconda occasione. La prima è stata per le regionali. E forse anche la terza perché da “giornalista abusivo” (uso immodestamente l’aggettivo che fu di Siani) sulle carte delle inchieste di De Magistris ho imparato la storia alternativa della Calabria e dell’Italia, quella che si svolge nel silenzio delle logge e degli appartamenti, fatta di accordi, connivenze e scambi. E ho imparato subito a distinguere uomini da uomini, potenti da succubi, sommersi e salvati.

Saverio Di Giorno